Lo psicologo Carl Gustav Jung ha suddiviso le persone in introversi ed estroversi già nel 1921 nella sua opera “Tipi psicologici”. Secondo la sua definizione, un introverso è una persona che si rivolge a se stessa e percepisce la realtà indirettamente, attraverso il prisma del suo mondo interiore. Negli estroversi, il comportamento è motivato principalmente da stimoli esterni. La teoria di Jung è stata sviluppata negli anni Cinquanta dallo psicologo Hans Eysenck, secondo il quale gli introversi si differenziano dagli estroversi per la loro maggiore sensibilità agli stimoli esterni. La scienza moderna ha confermato la sua idea, ma ha apportato alcune importanti aggiunte. Reminder ha raccolto le cose più interessanti che oggi si sanno sugli introversi.
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4 tipi di introversione
Da tempo le definizioni scientifiche non riescono a cogliere appieno l’immagine che le persone hanno della parola “introverso” e di come si sentono gli introversi stessi. Ad oggi, la descrizione dello psicologo Jonathan Cheek è considerata la più completa. Riassumendo teorie e ricerche scientifiche, ha identificato quattro tipi (o manifestazioni) di introversione: sociale, pensante, ansiosa e riservata:
- Introverso sociale. Questo è il modo in cui tradizionalmente si pensa a un introverso: una persona che preferisce socializzare in piccoli gruppi o passare il tempo da sola.
- Introverso pensante. Una persona concentrata sul proprio mondo interiore, incline a riflettere e ad analizzare le proprie azioni, pensieri ed emozioni.
- Introverso ansioso. A differenza degli introversi sociali, gli individui di questo tipo evitano il contatto perché si sentono insicuri delle loro capacità sociali.
- Un introverso riservato. Una persona che cerca di non cedere alle emozioni e che evita le novità. Pensa in anticipo alle sue parole e alle sue azioni, rinunciando alla spontaneità.